Tredicesima più bassa per lavoratori e pensionati: ecco il perchè e da quando

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La busta paga e più in generale, lo stipendio percepito ufficialmente a cadenza regolare, corrisponde ad un termine di valore effettivo per stabilire la forma economica “media” per una nazione come l’Italia, e la Tredicesima mensilità è per molti qualcosa di molto atteso per la fine dell’anno, corrispondente ad una forma aggiuntiva per molti lavoratori e pensionati, anche se secondo alcuni calcoli questa potrebbe essere sensibilmente più bassa rispetto al recente passato.

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La tredicesima mensilità si applica ad una vasta categoria di lavoratori e pensionati in Italia generalmente nel contesto sensibilmente precedente alle festività di fine anno, e quasi sempre si applica alle categorie che sono determinate dal contratto a tempo determinato o indeterminato. Non è solo l’Italia l’unico paese a fare ricorso alla tredicesima ma anche molti altri che fanno ricorso ad un sistema simile che serve per incentivare i consumi che proprio alla fine dell’anno iniziano a “sprecarsi” ma anche per corrispondere ad un ritorno economico nelle casse dello stato.

Essendo una mensilità lavorativa aggiuntiva, legata generalmente alla produttività in qualche modo, questa viene generalmente tassata, condizione che ha portato diverse “proteste” in ambito effettivo, al punto da far emergere il desiderio, a fronte di livelli di inflazione e quindi potere d’acquisto sensibilmente ridotto nel corso dei mesi ed anni, di fornire una forma di detassazione applicata esclusivamente alla tredicesima.

tredicesima più bassa
La tredicesima è il tradizionale importo aggiuntivo calcolato per un’ampia fascia di lavoratori dipendenti, pubblici e privati ma anche di pensionati che porta una forma “raddoppiata” di stipendio, generalmente entro pochi giorni dall’inizio delle festività natalizie. Ma per il 2023 non tutti gli italiani che ne hanno diritto saranno così “fortunati” da percepire una capacità di acquisto importante.

Va ricordato che sulla tredicesima però non si applicano le detrazioni da lavoro dipendente, né quelle per i familiari a carico, quindi nella maggior parte dei casi l’importo è quello effettivo di una mensilità, e generalmente ha un importo maggiore.

Anche se nel corso degli ultimi anni è aumentato il livello in percentuale relativo al taglio del cuneo fiscale, detto anche sgravio contributivo questo non si applica direttamente anche alla Tredicesima, che per molti lavoratori nel 2023 sarà meno “golosa” del solito perchè non rientra nello sgravio contributivo risultante quest’anno. Questo perchè nei vari “paletti” effettuati dal governo Meloni per poter godere del taglio del cuneo fiscale esiste una forma di limite legato al reddito del lavoratore singolo che se supera i 2.692 euro, l’eventuale differenza con lo stipendio può anche diventare più ampia di un centinaio di euro rispetto alle altre mensilità. In sostanza lo sgravio contributivo non si applica in modo considerevole a questa forma di mensilità aggiuntiva, visto che sono tenute in considerazione delle fasce di reddito legate al taglio del cuneo fiscale, come già evidenziato in un altro articolo.

Non si tratta quindi di una riduzione rispetto al 2022 dello stesso periodo, ma di una minore capacità d’acquisto anche dovuto ai contributi sensibilmente più elevati rispetto allo scorso anno. La situazione è appena migliore per i redditi che non superano i 1.923 euro mensili.

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